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David Haye fa prima difesa del titolo contro John Ruiz Sabato!
By Wire FightFan News (30-mar-2010)

WBA World Heavyweight Champion David Haye farà la prima difesa del suo titolo contro lo sfidante John Ruiz obbligatorio questo Sabato 3 aprile nel Regno Unito.

La linea 12-rounder tra David Haye e John Ruiz si svolgerà presso la MEN Arena di Manchester e segnerà la prima volta in campionato dei pesi massimi del mondo è stato in concorso per la Gran Bretagna per dieci anni. La gara sarà trasmessa in diretta e in esclusiva su Sky Box Office.

Parlando davanti alla minaccia, Haye, 29, ha dichiarato: “Ruiz ha le stesse dimensioni come me, lui è molto più veloce rispetto al mio ultimo avversario (Nikolai Valuev) e può pugno un po ‘, anche. Ha pavimentato Evander Holyfield, che è qualcosa che nessuno di Lennox Lewis e Mike Tyson potrebbe gestire “.

“Mi aspetto Ruiz di venire in Inghilterra con un piano di gioco solido, ma mi sento, non importa quello che porta al tavolo, voglio trovare un modo per contrastare questo e non solo lo ha battuto, ma si batteva lo spettacolare e busso lui fuori “.

Un ex due volte campione mondiale dei pesi massimi WBA in proprio, Ruiz ha mescolato nelle acque di livello mondiale per oltre 10 anni. Ha rivendicato il scalpi di ex campioni Evander Holyfield e Hasim Rahman, ed ha anche ottenuto vittorie più recenti su Andrew Golota e Jameel McCline.

“Lo chiamano ‘Un uomo tranquillo’ semplicemente perché è noioso”, ha aggiunto Haye. “Lui non parla, non dice nulla e non si volta fino a conferenza stampa. Si alza solo sul ring e combatte brutto. Non è nemmeno come si mette su uno spettacolo quando arriva il momento di combattere. Sta solo a tutto tondo noiosa. Una cura per l’insonnia “.

“Nessuno vuole vedere lui, e nessuno vuole rivendicare lui. I portoricani dire che lui è americano e gli americani dicono che è portoricano. Nessuno lo vuole “.

Haye spera di aumentare i livelli di eccitazione a Manchester, quando tenta di diventare il secondo uomo per fermare mai Ruizin una carriera di 54 bout professionale.

all’antichità al XVIII secolo [modifica] Il pugilato presso i greci. Affresco sull’isola di Santorini.Il pugilato è uno degli sport più antichi che si conoscano. Nei graffiti preistorici risalenti al III millennio prima di Cristo e conservati presso il British museum of London è possibile riconoscere le figure di persone che combattono con i pugni chiusi. Le prime sfide competitive nella storia umana sono testimoniate dagli inni e leggende delle civiltà della mesopotania e dell’ antico egitto. In Egitto era guardia scelta del faraone Ramses II la tribù guerriera Shardana proveniente dall’isola di Sardegna, dove sono state ritrovate al suo interno numerose statue di pugili del primo millennio che secondo l’archeologo e accademico dei lincei professore Giovanni Lilliu precedono la statuaria greca e gli stessi racconti omerici. L’epica sumera, l’inno di Shulgi o i racconti di Gilgamesh, sono pieni di riferimenti su incontri di pugili e di lottatori che si affrontavano con audacia in combattimenti selvaggi e brutali. In Egitto, gli incontri di lotta erano particolarmente apprezzati anche dai faraoni e le tecniche, sempre in evoluzione, sono ben rappresentate in molti dipinti murali tra cui le 400 immagini di combattimenti corpo a corpo dei muri del tempio di Ben Hasan risalenti al 2000 a.C. Non sappiamo bene quando questo modo di combattere divenne una disciplina sportiva vera e propria, con tanto di atleti e apparato organizzativo. Le prime testimonianze letterarie che ci descrivono questo sport sono contenute nel 23° canto dell’Iliade di Omero, che ci narra dei giochi funebri organizzati da Achille in onore della morte di Patroclo. Epeo, che sarà ricordato come il costruttore del cavallo di Troia, primeggia nelle gare di pugilato, ma viene ricompensato con una giumenta “indomita”, cioè “inutile”, a sottolineare il giudizio che l’autore, o forse la civiltà dell’epoca, aveva di tale sport che, invece, attualmente, è definto anche come “nobile arte”. I greci consideravano la lotta con i pugni una disciplina completa ed ideale, con la quale un uomo poteva sviluppare una mente vigile e reattiva in corpo sano e robusto. Nella tradizione mitologica greca sono Teseo ed Ercole i due personaggi che maggiormente ricorrevano all’uso dei pugni per combattere i propri nemici. Nel 688 a.c. i greci lo introdussero come nuova disciplina nella XIII Olimpiade antica, secondo in ordine di tempo alla lotta libera inserita nelle olimpiadi nel 708 a.c., la prima medaglia è stata vinta da Onomasto di Smirne. La popolarità di questo sport aveva ormai raggiunto un altissimo livello. Gli incontri olimpici del pugilato finiranno in Grecia solo nel 393, quando l’imperatore Teodosio I vietò l’organizzazione di nuove olimpiadi. Gli atleti greci cominciarono a proteggersi le mani con dei guantini chiamati HIMANTES che vedranno una loro evoluzione nel corso degli anni. Inizialmente erano formati da semplici strisce di cuoio, lunghe all’incirca 4 metri, arrotolate attorno ai polsi e alle nocche delle dita, con cui si cercava di evitare danni eccessivi al volto e alle dita dei contendenti. Più avanti le strisce di cuoio vennero sostituite da vimini per fare cesti, con borchie di ferro, oppure da cuoio trattato apposta per essere tagliente. La posizione di guardia del pugilato antico era eretta, col busto esageratamente in avanti ma con la testa all’indietro, il braccio sinistro avanti in alto a proteggere la testa ed il braccio destro in basso a proteggere il fegato, questa posizione era obbligatoria. I criteri per l’assegnazione di una vittoria erano differenti da quelli utilizzati oggi, basti solo pensare che non esistevano categorie di peso, quindi i combattimenti erano riservati a taglie alquanto elevate e soprattutto i risultati si rivelavano spesso tragici visti i molti casi di decessi e lesioni gravi. Gli incontri non avevano un termine, proseguivano fino a che uno dei due sfidanti non si arrendeva. Molto spesso capitava che un pugile infierisse senza pietà nei confronti dell’altro nonostante questo fosse caduto a terra. L’atleta greco non gareggiava per un team, ma era solo con sé stesso per raggiungere il massimo, la superiorità o come si diceva in antichità ARETE, cioè eccellere. Questo concetto è ben lontano da quello moderno “l’importante è partecipare” perché per il greco solo il vincitore meritava adulazione ed il premio, gli sconfitti provavano vergogna e venivano umiliati, non esisteva la concezione del secondo e terzo posto. Popolare anche presso gli etruschi e successivamente ripreso dai romani come spettacolo circense cruento e sanguinoso. Per capire cosa fosse il pugilato presso i romani è sufficiente osservare la statua di bronzo del “pugile” ritrovata a Roma in via IV novembre nel 1885 durante i lavori di ampliamento di una strada cittadina. Le mani sono protette da guanti pesanti dei romani chiamati CAESTUS. I guantoni diventarono così l’arma offensiva più micidiale. Rinforzati con inserti di piombo e di chiodi per assicurare al duello un finale rapido, devastante e sanguinoso. Il pubblico romano non sopportava le lunghe schermaglie, si spazientiva e si irritava. A nessuno interessavano le finezze tecniche e il valore della competizione. Tutti attendevano solo il colpo pericoloso, volevano presto arrivare al brutale annientamento di uno dei combattenti. Con il passare degli anni vennero fissate delle regole per evitare che i contendenti si ferissero seriamente o che addirittura riportassero lesioni mortali. Nel medioevo si assiste ad una fase di declino per questo sport. Solo in alcune città d’Italia come Lucca, Genova e Venezia venivano organizzati incontri degni di nota. A Venezia esiste il ponte dei pugni, dove anticamente, fazioni diverse si scontravano. Per evitare i picchiatori più rudi ci si poteva buttare in mare, anche se questo significava essere derisi per codardia. L’egemonia inglese [modifica] Nel XVIII secolo nel pugilato cominciarono a svilupparsi le prime tecniche di combattimento che fecero diventare questa attività sportiva uno sport vero e proprio e non solo un combattimento cruento. Nei primi anni del 1700 il pugile inglese James Figg (1665- 1740) concepì il pugilato come uno sport dove era più importante difendersi che attaccare. Lo stesso Figg fu il primo a definire il pugilato noble art. Nel 1719 vinse il campionato d’Inghilterra e si autoproclamò campione del mondo di pugilato dopo 15 incontri vinti consecutivi. La boxe del XVIII secolo era molto diversa da quella di oggi. Spesso capitava che i colpi venissero portati a “martello”, dall’alto verso il basso, il perimetro entro il quale combattevano i pugili era delimitato dagli stessi spettatori dell’incontro oppure si tracciava una semplice riga circolare per terra. I pugili si battevano senza mai fermarsi; quando uno di questi cadeva l’avversario lo cominciava a colpire appena si rialzava da terra. Il combattimento si svolgeva a pugni nudi e si proseguiva ad oltranza senza riprese. Quando James Figg decise di ritirarsi aveva accumulato una discreta fortuna in denaro, con questi soldi fondò a Londra la prima Accademia della boxe ed in seguito cominciò ad organizzare gli incontri in un Anfiteatro ad Oxford Street. Grazie all’opera di Figg la boxe comincia a trovare il suo naturale sviluppo. La sua accademia rappresenterà un importante serbatoio di idee e d’innovazioni che porteranno questo sport ad imboccare la strada che lo porterà verso la sua fase moderna. James Figg può essere ricordato come il padre della boxe, fu egli che con la propria opera diffuse le esibizioni di pugilato e la sua iniziativa rese possibile l’apertura di molti altri anfiteatri in Inghilterra. Il pugilato ebbe un grande successo sia per il numero di praticanti che per il numero di sostenitori, tanto che l’Inghilterra fu il primo paese al mondo in cui nacque la figura del pugile professionista. Raggiungere la vittoria nel titolo di campione di Inghilterra significava raccogliere un enorme prestigio e vincere concrete somme di denaro. Il titolo di campione di boxe inglese dal 1700 fino alla prima metà del XIX secolo fece la storia della boxe, e praticamente equivaleva al titolo di campione del mondo. Il suo successore fu George Taylor, uno dei migliori pugili che si allenavano nell’anfiteatro londinese, già da tempo Figg lo aveva definito il suo pupillo. Non abbiamo molte prove concrete che ci forniscano un elenco delle vittorie di Taylor, comunque seguendo una logica moderna Taylor può essere definito come il nuovo campione del mondo della boxe. Dopo Taylor il titolo di campione d’Inghilterra fu vinto da Jack Broughton, rimasto famoso nella storia per aver formulato nel 1734 il primo codice di disciplina per i combattimenti di pugilato e per aver inventato i guantoni da combattimento. Broughton era più intelligente che forte. Capì che la boxe non era solo un combattimento violento e cieco ma un precisa armonia tra difesa e attacco. Introdusse la tecnica del colpire e ritirarsi e del fermarsi e bloccare il colpo avversario. Broughton rimase famoso sia per la sue vittorie sia per la sua grande onestà, durante e dopo gli incontri. “Le regole di Jack Broughton”. Il pugilato si evolve [modifica] Il pugile inglese Jack Broughton, allievo di Figg, definì nel libro London Prize Ring Rules le prime regole per la boxe pubblicato nel 1743, da allora gli incontri furono organizzati secondo queste regole. Nel 1750 il titolo di campione passò a Jack Slack, il periodo in cui nello sport del pugilato si stavano infiltrando esempi di disonestà ed affari loschi. Slack introdusse il colpo denominato “chopper” che possiamo definire come l’equivalente del moderno colpo del coniglio. Non era un pugile abile, viene ricordato più come un pugile senza paura che per la sua tecnica. Il Duca di Cumberland divenne il suo protettore. Il 17 giugno 1760 si disputò l’incontro valido per il titolo inglese tra il detentore Slack e lo sfidante Bill Stevens, protetto dal Duca di York. Con molta sorpresa la sfida fu vinta da Stevens. Slack si ritirò dal pugilato attivo e divenne l’allenatore di George Meggs, un pugile che aspirava al titolo di campione. Nell’incontro tra Stevens e Meggs la vittoria andò a quest’ultimo. Pare che molto probabilmente ci fosse stato un accordo sull’esito dell’incontro, Stevens permise all’avversario di vincere per intascare un cospicuo premio in denaro. Slack fu uno degli artefici dell’accordo e per questo ricevette una parte di denaro da Meggs. Dal 1761 al 1783 il titolo di campione passò da un pugile ad un altro in breve tempo. Meggs fu sconfitto da Baker Milsom, che poco dopo cedette il titolo a Tom Juchau. Il nuovo successore fu Bill Darts, che riuscì a mantenere il titolo per quasi cinque anni fino a che venne sconfitto da Lyons. Lyons lavorava come conduttore di battelli attraverso il Tamigi. La fama che lo ricoprì dopo la vittoria del titolo provocò in lui un grosso disagio, tanto che dopo due sole settimane dalla vittoria si ritirò dal pugilato. Con il ritiro di Lyons Bill Darts riacquisì il titolo, non per molto comunque perché fu messo al tappeto da un pugile irlandese:Peter Corcoran. Il 18 maggio 1771 all’ Hyde Park si sfidarono per il titolo Corcoran e il detentore Bill Darts. Corcoran vinse facilmente in un solo minuto di combattimento. Concoran sconfisse tutti i più forti pugili inglesi del periodo che tentavano di rimpossessarsi del titolo. Alcuni di questi incontri presentavano dei lati oscuri. Nel 1774 vinse contro Sam Peters a Birmingham, ma molti spettatori gridarono allo scandalo perché si diffuse la notizia di un probabile accordo tra i due pugili. La supremazia di Concoran si spense il 10 ottobre 1776, quando venne sconfitto da Hurry Sellers, un pugile che proveniva dalla scuola di Jack Slack. I giornalisti dell’epoca affermarono che l’incontro era stato venduto da Concoran. Hurry Sellers mantenne il titolo per quattro anni, fu sconfitto da Duggan Fearns, un altro potente pugile irlandese. L’incontro tra i due durò poco più di un minuto, Sellers cadde a terra al primo pugno di Fearns e si rifiutò di andare avanti. Dal 1783 al 1791 il titolo rimase ininterrottamente nelle mani dell’inglese Thomas Jackling, uno dei pochi pugili dell’epoca riconosciuto come un combattente onesto e non incline ad accordi di sottobanco. Perse in titolo contro Benjamin Brain, nell’incontro disputato nel 1791. Jackling si ritirò al secondo round quando un potente pugno di Brain gli fratturò il naso. Lo stesso Brain rimase ferito, si ruppe il metacarpo e una falange della mano destra. La figura di Benjamin Brain rappresenta un punto di svolta nella storia della boxe inglese e mondiale. Da questo momento in avanti i campioni che si faranno strada nel pugilato si affronteranno con metodi completamente differenti dal passato. Si comincia a parlare di combattimento secondo schemi e metodi scientifici. Non si pone più affidamento sulla forza e la violenza dei colpi, ma l’attenzione si focalizza sull’utilizzo di una strategia per sconfiggere l’avversario. Ecco quindi che fanno la loro comparsa nuove tecniche di combattimento. Difendersi dai pugni dell’avversario e attaccare diventano una cosa sola, il pugile si difende coprendosi e spostandosi con rapidi giochi di gambe, allo stesso tempo però la difesa è il punto di partenza per un successivo attacco. Alla fine del XVIII secolo compare la figura dello “scienziato” della boxe Daniel Mendoza, detentore del titolo di campione dal 1792 al 1795. Daniel Mendoza perse il titolo contro il “gentleman” John Jackson. La nascita della boxe moderna “il codice della boxe scientifica” [modifica] Incontro di boxe del 1889.Già da alcuni anni attorno alla boxe ruotavano notevoli interessi economici, fatti di rilevanti scommesse e ingenti premi in denaro. Per questo motivo si sentì l’esigenza di regole più rigorose. Nel 1867 il J.S. Douglas, marchese di Queensberry, scrisse il codice della boxe scientifica che, a parte qualche piccola differenza, contiene le regole principali della boxe moderna: Guantoni: obbligatorio l’uso dei guantoni. Round: l’incontro è diviso in più riprese di tre minuti l’una, non vi era limite di riprese. knock out: il pugile perdeva se non si riprendeva dai colpi ricevuti entro 10 secondi, il pugile avversario doveva aspettare il comando dell’arbitro per riprendere a colpire. Categorie di peso: i pugili sono divisi in categorie di peso. Non possono avvenire incontri tra atleti di categorie differenti. Le categorie erano tre: leggeri, medi e massimi. Le nuove regole rendevano il pugilato molto meno violento e lo trasformavano in uno sport di abilità, destrezza e velocità. Per il momento non era ancora stato fissato un numero massimo di riprese, si procedeva quindi ad oltranza fino al ko di uno dei due pugili. Le regole di Douglas vennero assorbite con molta lentezza. Ancora alla fine del XIX secolo molti incontri i pugili si affrontavano secondo le vecchie regole del London Prize Ring Rules, nonostante numerose nazioni vietassero l’organizzazione di incontri in cui non era previsto l’uso dei guantoni protettivi. Dal momento in cui venne scritto il codice della boxe scientifica si fa coincidere la storia della boxe con la categoria dei pesi massimi. Pugilato Americano [modifica] Muhammad Ali, uno dei più famosi pugili di tutti i tempi.Attorno agli incontri di pugilato, in maniera particolare nella categoria dei pesi massimi, ruotavano interessi economici enormi. Ai pugili venivano dati ingenti premi in denaro e il pubblico amava scommettere ingenti somme su tutto quello che riguardava la sfida: vincitore, quante riprese fosse durata, ecc. Migliaia di persone assistevano alle gare organizzate presso arene costruite appositamente per questo sport. Allora i ring erano ottagonali definiti da corde e pali, i pugili combattevano a torso nudo, con i calzoni lunghi o a tre quarti di gamba, gli incontri non avevano limiti di numero massimo di riprese. Nonostante le regole di Douglas di alcuni anni prima gli incontri venivano ancora disputati a mani nude, ciò portava spesso a tragiche conseguenze. Per questo motivo in molti stati dell’unione e dell’Europa alla fine del 1800 il pugilato a mani nude era proibito. La boxe trovò rapida diffusione negli Stati Uniti d’America a tal punto che nel 7 febbraio 1882 l’americano John Lawrence Sullivan vinse il campionato del mondo categoria pesi massimi battendo il detentore Paddy Ryan, un colosso irlandese emigrato negli USA. Con questa vittoria il centro d’interesse della boxe mondiale si spostò definitivamente dall’Inghilterra all’America. Nel 1889 fu disputato l’ultimo incontro senza guantoni valido per i pesi massimi con il quale Sullivan mantenne il titolo. Dal successivo incontro del 7 settembre 1892, Sullivan e Corbett si affrontarono con i guantoni, le regole di Douglas erano ormai definitivamente accettate. Sull’onda della forte crescita economica Statunitense il pugilato si diffuse in tutti gli stati dell’Unione, divenne uno dei principali sport praticati e rappresentava, per le classi più disagiate, un modo per uscire dalla difficile situazione socio-economica. Nei primi anni del 1900 si fissarono altre categorie di peso e per limitare la durata degli incontri si stabilì che il numero massimo di riprese doveva essere: 15 per gli incontri validi per titoli europei e mondiali, 12 per titoli nazionali. Limitando la durata dell’incontro, si imponeva la necessità di individuare criteri per la vittoria ai punti, il problema fu risolto con l’istituzione dei giudici di gara. Nel 1908 si affermò a livello mondiale Jack Johnson, il primo pugile di colore americano che stupì tutti per la sua boxe intelligente e rapida. Cedette il titolo nel 1915 perdendo contro il cowboy Jess Willard detto “il gigante” poiché alto oltre due metri e pesava Kg 110. Il pugilato diffuso in Italia nei primi anni nel secolo creò la sua federazione organizzatrice la FPI (Federazione Pugilistica Italiana) nel 1916 a San Remo. I padri fondatori furono Goldsmith (Presidente) e Lomazzi (vice Presidente). Nel 1920 ci furono i primi campionati italiani. La sede nazionale diventò Milano per trasferirsi a Roma nel 1929. Il titolo dei pesi massimi passò in mano di Jack Dempsey nell’incontro disputato a Toledo (USA) nel 1919, in cui vinse il titolo mondiale contro Jess Willard. Dempsey di fronte a Willard era di dimensioni irrisorie. Dempsey, vinse grazie alla destrezza acquisita con i suoi studi ed ai suoi originali metodi di allenamento, dominò la categoria dei pesi massimi, in un’epoca quindi in cui i combattimenti sul ring erano vinti più con la forza fisica e con la resistenza che con fini azioni tecniche. Dempsey utilizzava i principi del falling step e del double shift, due delle tecniche da lui formalizzate ed applicate “sul ring” con successo, dimostrandone la straordinaria efficacia. Egli era molto aggressivo, ma sapeva controllarsi, evitava con destrezza e con una alzata di spalle i colpi per poi scagliare i suoi pugni in maniera esplosiva, sfruttando in pieno l’intero peso del suo corpo in movimento. Ogni sua azione era organizzata in improvvise e devastanti combinazioni di colpi. Nell’ultimo suo incontro del 1926, in cui subì una discutibile sconfitta, si registrò un’affluenza di pubblico mai vista e gli incassi superarono ogni record. Dal 1929, anno della grande crisi economica, fino al 1933 il pugilato perse molto della sua notorietà ed importanza. Pochi avevano la possibilità di seguire gli incontri e scommettere sul loro esito come avveniva nei primi anni del secolo. Nel 1933 comparve alla ribalta mondiale l’Italiano Primo Carnera che rimase campione del mondo solo per un anno, ma raccolse la simpatia di molti. Carnera era un pugile imponente con i suoi 120 kg di peso e 2,04 m di altezza, allo stesso tempo velocissimo e con un’ottima tecnica. Nel 1937 il titolo passò nuovamente a un pugile di colore Joe Louis, strappò il titolo a James Braddock mandandolo ko all’ottava ripresa. Dal 1937 al 1947 ha detenuto la corona mondiale, che ha difeso vittoriosamente per 25 volte. Si ritira nel 1949, il suo fisico rovinato dall’alcool e dalla droga non era più in grado di affrontare altri incontri. Il suo record parla di 63 vittorie e 3 sconfitte. Nel 1952 Rocky Marciano con le sue impareggiabili doti vinse il campionato del mondo e inanellò una serie di vittorie impressionante. Abbandonò la carriera professionistica, imbattuto, nel 1956, dopo aver vinto 49 incontri, 43 dei quali per knock out. Gli successe il giovane nero Floyd Patterson, un ex peso mediomassimo che tenne il titolo fino al 1962 salvo una breve interruzione nel 1959-60. Successe a Patterson un altro nero, Sonny Liston, analfabeta dalla potenza esplosiva, ex carcerato compromesso da legami con la mafia italoamericana. Misteriose le cause della sua morte avvenuta nel 1970 . Nel 1964 il titolo fu vinto dal ventiduenne Cassius Clay, già vincitore della medaglia d’oro all’Olimpiade di Roma del 1960. Viene ricordato non solo per le sue versatili doti di pugile (mai nessun peso massimo era stato così rapido) ma anche per il suo impegno politico (militante islamico, fu arrestato per aver rifiutato il servizio militare) e per i modi provocatori con cui si rivolgeva agli avversari. Con Cassius Clay la popolarità del pugilato diventa planetaria. L’ente organizzatore americano degli incontri di pugilato la WBC (World boxing council) nel 1968 visse una crisi interna dalla quale nacque un’altra federazione internazionale pugilistica: la WBA (World boxing association). Tale sovrapposizione di competenze creò confusione nel mondo della boxe perché ogni associazione organizzava gare per le proprie categorie e di conseguenza nominava i propri campioni. In seguito la situazione venne ulteriormente complicata dalla creazione della IBF (International Boxing Federation) nel 1984, e dalla WBO (World Boxing Organization), nel 1988. Nonostante negli anni passati ciascuna organizzazione adottava proprie categorie di peso, dal 1987 le categorie professionistiche sono state fissate a 17, dai pesi paglia fino ai pesi massimi. In Europa l’ente organizzatore (EBU) è unico. In Italia la federazione che organizza gli incontri e assegna i titoli italiani è la FPI (Federazione pugilistica italiana). Gli anni ’80 e ’90, in questo sport hanno continuato a mostrare la propria superiorità gli uomini di colore. Mike Tyson è stato campione del mondo dei pesi massimi per tre organizzazioni: WBC, WBA e IBF. Anche se per il grande pubblico la storia della boxe è stata scritta dalla categoria dei pesi massimi, sono degni di essere ricordati molti pugili campioni di altre categorie, tra cui: Sandro Mazzinghi, campione del mondo dei medi junior; Nino Benvenuti, campione del mondo dei pesi medi; H. Armstrong, vincitore di tre titoli mondiali in altrettante categorie di peso differenti; M. D’Agata campione del mondo nei pesi gallo e Carlos Monzon nei pesi medi. Fondamenti sulla tecnica del pugilato [modifica] La tecnica per eseguire un colpo diretto, o jab.Nel pugilato viene ravvisata una certa somiglianza con la scherma per il particolare tipo di studio preparatorio fra i contendenti in funzione del successivo scambio di colpi. Fondamentalmente il Pugilato si basa su tre colpi: Diretto: Colpo più importante per il pugile tecnico. A seconda dell’uso può essere un colpo di disturbo, di arresto, di preparazione al diretto successivo, oppure un colpo potente, portato mediante una rotazione del corpo. Si attua avanzando leggermente e si colpisce con la mano che sta davanti nella guardia, oppure facendo ruotare tutto il corpo nel senso del pugno, facendo un movimento col piede posteriore simile allo spegnimento di una sigaretta sul terreno. Gancio: Colpo potente e demolitore che basa la sua potenza sulla leva fornita dalla spalla e dalla posizione ad angolo retto del braccio, è il colpo di chiusura per eccellenza. Il gancio per essere efficace deve essere eseguito a corta distanza. Montante: Colpo dato dal basso verso l’alto, di solito si usa nel corpo a corpo.Si attua ruotando la spalla in modo da imprimere potenza al pugno. Questi colpi, portati in rapida sequenza e con varietà, generano le “serie” o “combinazioni”. Anche se la fase offensiva ha un ruolo decisivo, due sono le tecniche per evitare di prendere colpi: schivare e parare, ovvio il fatto che per ogni tipo di colpo vi siano differenti tipi di schivate e di parate. Dai tre aspetti offensivi e dai tre difensivi può nascere un complesso incontro, che vede sul “quadrato” due uomini che si affrontano lealmente secondo regole codificate e che alla fine del match li vedrà abbracciarsi. Il pugilato è uno sport impegnativo e completo, le doti fisiche richieste sono infatti velocità, agilità, forza e resistenza. Il pugilato richiede sia sforzi aerobici che anaerobici, pertanto l’allenamento mira sia al miglioramento della resistenza, ovvero alla durata dello sforzo fisico nel tempo, tramite corsa, salto della corda, allenamento a corpo libero, sia al miglioramento della forza e allo sviluppo della massa muscolare. Il pugilato richiede soprattutto una notevole forza di sopportazione e carattere per poter affrontare gli sforzi durante l’allenamento e il quasi inevitabile dolore fisico durante gli incontri come del resto capita in tantissimi altri sport anche non da combattimento. Contrariamente alla maggior parte degli altri sport, la sconfitta nel pugilato è accompagnata da dolore fisico: ciò richiede una ferrea volontà a non darsi per vinto davanti alla fatica del match. Cenni di regolamento FPI [modifica] Dilettanti [modifica] Secondo la Federazione Pugilistica Italiana: è dilettante il pugile che partecipa a pubbliche gare per puro spirito agonistico e non per lucro.[1] I pugili dilettanti sono inquadrati nelle seguenti categorie: aspiranti, schoolboys, cadetti, juniores, seniores. Quando si ammettono incontri fra pugili dilettanti di diverse categorie, si applicano i regolamenti della categoria inferiore. Pugili aspiranti [modifica] Il pugile aspirante, maschio o femmina, deve avere un’età superiore ai 14 ed inferiore ai 32 anni. Può frequentare la palestra e sostenere gli allenamenti, ma non disputare incontri.[1] Pugili schoolboys [modifica] Categoria di transizione riservata ai soli maschi: ad essa appartengono i pugili compresi fra i 14 ed i 15 anni di età, non compiuti. Al compimento del quindicesimo anno, vi è il passaggio automatico alla qualifica cadetti. Questi pugili possono disputare incontri della durata massima di tre riprese di 1′ e 30″ cadauna, fra loro oppure con pugili cadetti di anni 16 non compiuti. Non possono comunque sostenere più di quindici incontri annui.[1] Pugili cadetti [modifica] Sono cadetti i pugili maschi di età superiore ai 15 anni ed inferiore ai 17; mentre sono cadette le pugili di età superiore ai 14 anni e inferiore ai 17. Al compimento del diciassettesimo anno vi è il passaggio automatico alla qualifica juniores. I cadetti maschi possono gareggiare sulla distanza delle tre riprese di 2 minuti l’una, fra di loro oppure con pugili juniores. Possono inoltre gareggiare con pugili schoolboys se non hanno compiuto il sedicesimo anno di età. Le pugili cadette possono disputare incontri della durata di tre riprese di 1′ e 30″ l’una, fra loro o con le pugili juniores.[1] Pugili juniores [modifica] Sono juniores i pugili di età superiore ai 17 ed inferiore ai 19 anni. Al compimento del diciannovesimo anno di età vi è il passaggio automatico nella categoria seniores, con inquadramento nella serie relativa al punteggio. Gli juniores possono gareggiare sulla distanza delle quattro riprese di due minuti ciascuna, fra loro, con pugili cadetti, oppure con pugili seniores di II° e III° serie (ma con incontri di tre riprese di due minuti). Le pugili juniores possono disputare incontri della durata di tre riprese di 2′, fra loro, con le pugili cadette, oppure con le pugili seniores di II° serie (ma con incontri di tre riprese di 1′ e 30″ ciascuna).[1] Pugili seniores [modifica] Il pugile seniore o proviene dalla qualifica juniore, oppure si tessera a partire dal diciannovesimo anno di età, sempreché non abbia superato i 32 anni. Se si è tesserato prima dei 32 anni, può continuare a tesserarsi fino all’età di 35 anni, se però non ha trascorso più di due anni senza disputare incontri.[1] I pugili seniores maschi [modifica] I pugili seniores si dividono in: I° II° e III° serie. I° serie – Disputano incontri di quattro riprese di due minuti fra loro, o con pugili seniores II° serie. II° serie – Disputano incontri di quattro riprese di due minuti fra loro, con pugili seniores I° e III° serie, oppure con pugili juniores. III° serie – Disputano incontri di quattro riprese di due minuti fra loro, con pugili seniores II° serie, oppure con pugili juniores. Le pugili seniores femmine [modifica] Le pugili seniores si dividono in: I° e II° serie. I° serie – Disputano incontri di tre riprese di tre minuti, fra loro oppure con le pugili seniores di II° serie. II° serie – Disputano incontri di tre riprese di tre minuti, fra loro o con le pugili seniores di I° serie, oppure con le pugili juniores. Categorie di peso [modifica] Dilettanti [modifica] Categoria Limite di peso in kg Minimosca 48 Mosca 51 Gallo 54 Piuma 57 Leggeri 60 Superleggeri 63,5 Welter 69 Medi 75 Mediomassimi 81 Massimi 91 Supermassimi oltre 91 Categorie dei Professionisti [modifica] Categoria Limite di peso in libbre (1 lb. = 0,4536 kg. circa) Paglia^ 105lb;42,63Kg Minimosca^ 108lb;48,99Kg Mosca 112lb;50,80Kg Supermosca^ 115lb;52,16Kg Gallo 118lb;53,52Kg Supergallo 122lb;55,34Kg Piuma 126lb;57,15Kg Leggeri jr. (superpiuma) 130lb; 58,97Kg Leggeri 135lb; 61,24Kg Welters jr. (superleggeri) 140lb;63,50Kg Welters 147lb; 66,68Kg Superwelters (medi jr.) 154lb; 69,85Kg Medi 160lb; 72,58Kg Supermedi 168lb;76,20Kg Mediomassimi 175lb; 79,38Kg Massimi Leggeri 200lb; 90,72Kg Massimi oltre 200lb;oltre 90,72Kg ^ Non riconosciute dall’ European Boxing Union Critiche [modifica] Nonostante le regole moderne e l’adozione delle precauzioni suggerite dalla medicina dello sport, il pugilato mantiene ancora il suo aspetto di sport violento e cruento. Lo scambio di colpi alla testa può comportare l’insorgere di traumi che possono manifestarsi durante l’incontro, oppure in un secondo momento. L’urto violento sulla testa può essere causa di una emorragia immediata a livello cerebrale, i sintomi variano dallo stordimento alla perdita di conoscenza. Né sono mancati decessi conseguenti appunto a trauma cranico. Punch drunk [modifica] I medici sportivi hanno identificato una sindrome tipica e non rara dei pugili professionisti denominata punch drunk (ubriacatura da pugni) denominata altresì dementia pugilistica. I sintomi sono perdita della memoria, dislessia, difficoltà nell’ideazione, difficoltà ad effettuare movimenti di precisione ed alterazione della personalità. A livello dilettantistico si cerca di evitare la sindrome con l’utilizzo di caschi di gomma dura attorno alla testa. Nonostante ciò un colpo potente e ben portato può provocare forti danni anche tra i pugili così protetti. La sindrome è provocata da piccole emorragie cerebrali non gravi ma che sommate negli anni producono effetti dannosi per l’attività cerebrale.

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